Fra le più importanti opere italiane di fine Novecento, “Sostiene Pereira” è la storia di un anziano giornalista, abitudinario e metodico, direttore della pagina culturale del “Lisboa”.
Il libro è ambientato nel 1938, e in quel periodo il Portogallo è controllato dal regime di Salazar. Il protagonista, sebbene si accorga che la situazione intorno a lui sta cambiando e che la
comunicazione dei giornalisti è sempre più soggetta a censure, preferisce tenersi al di fuori della vita politica del paese e condurre un’esistenza tranquilla ed equilibrata. I suoi pensieri, piuttosto, sono concentrati sul tema della morte, forse perché suo padre quando era bambino aveva un’agenzia di pompe funebri, o forse perchè sua moglie era morta di tisi qualche anno prima.
Il tema della morte lo interessa a tal punto che un giorno, sfogliando una rivista d’avanguardia, inizia a leggere un articolo scritto dal giovane Francesco Monteiro Rossi e ne trascrive le seguenti righe: “Il rapporto che caratterizza in modo più profondo e generale il senso del nostro essere è quello della vita con la morte, perchè la limitazione della nostra esistenza
mediante la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione della vita”. Colpito da queste parole, il giornalista decide di contattare Monteiro Rossi per proporgli di scrivere per il “Lisboa” i necrologi degli scrittori più famosi, affinchè siano sempre pronti in anticipo per la pubblicazione.
Sarà grazie al legame tra i due che inizierà il “risveglio” del senso civico di Pereira.
La vicenda inizia una mattina d’estate a Lisbona, e già nelle prime righe è presente un riferimento allo splendore estivo della città: “Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona favillava”.
La città è scintillante, calda, con una temperatura di 38 gradi. L’abitazione del protagonista si trova in Rua Da Saudade al numero 22. In realtà, questo indirizzo non esiste, come non esiste il
66 di Rua Da Fonseca, sede della redazione del giornale. E’ possibile invece visitare il bar dove Pereira si reca quasi tutti i giorni per ordinare una limonata zuccherata e un omelette alle erbe: il Café Orquídea, che oggi è una pasticceria.
La prossima tappa è invece il Rossio, nome popolare di Piazza Re Pedro IV, un’animata piazza rettangolare in cui Pereira decide di incontrarsi con Monteiro Rossi. Egli sceglie un ristorante frequentato da intellettuali che “negli anni venti era stato una gloria, ai suoi tavolini erano state fatte le riviste d’avanguardia”. Probabilmente, il caffè in questione è il famosissimo Café Nicola, primo bar italiano della città. Il Botequim do Nicola, questo era il suo nome originario, fin dall’inizio fu frequentato da noti artisti e scrittori e ciò che colpisce è sicuramente la sua splendida facciata.
Dopo aver sorseggiato un buon caffè nei tavolini all’aperto e magari aver chiacchierato con qualche persona del posto, possiamo procedere insieme a Pereira fino al Terreiro do Paço, “su una panchina, guardando i traghetti che partono per l’altra sponda del Tago”. Anche conosciuta come Piazza del Commercio, con i suoi 170 x 170 metri è fra le piazze più grandi d’Europa. In passato costituiva il luogo principale di accesso alla città, grazie al porto e alla sua posizione strategica sulla riva del Tago. Essa ospitava anche il Paço da Ribeira, il Palazzo Reale di Lisbona, fino al terribile terremoto del primo novembre 1755, che lo rase al suolo insieme a gran parte della città. I reali sopravvissero perché non si trovavano all’interno del palazzo, ma dopo l’avvenimento decisero di trasferirsi nelle zone di Ajuda e Santa Maria de Belém. La piazza che possiamo osservare oggi è frutto del progetto di ricostruzione della baixa (la parte più bassa della città), coordinata dal Marchese di Pombal.
Per concludere il nostro viaggio, non possiamo non fare una sosta al Cimitero Dos Prazeres (tradotto in italiano “cimitero dei piaceri”), dove si trovano le ceneri dello stesso Antonio Tabucchi. Potrebbe non sembrare il massimo visitare un cimitero, ma questo luogo nasconde opere architettoniche e scultoree tanto incredibili che lo rendono un museo a cielo aperto. Esso è stato costruito nel 1883 a seguito di un’epidemia di colera e fu fortemente voluto come spazio di giacenza esclusiva per gli abitanti dell’area occidentale della città, in particolare per le famiglie abbienti. Proprio per l’appartenenza alle classi sociali più alte, le salme che riposano nel cimitero sono adagiate in tombe o cappelle dal grande valore artistico. Ad esempio, il Mausoleo di D. Pedro de Sousa Holstein è il più grande mausoleo privato d’Europa e la sua struttura, che ricorda quella di un tempio massonico, contiene ben 200 corpi e anche una statua di Antonio Canova.
Dopo aver salutato anche la tomba dell’autore, possiamo finalmente terminare il nostro viaggio alla scoperta di Lisbona. Spero di avervi dato alcuni spunti per preparare subito un itinerario e partire in cerca dei luoghi frequentati da Pereira. Al prossimo libro!
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