top of page
Search

Patagonia Express: in viaggio con Luis Sepúlveda

Ci sono posti che si immaginano, altri che si visitano, e poi ci sono quelli che sembrano così lontani da apparire irraggiungibili. Luis Sepúlveda nel libro “Patagonia Express” descrive il suo viaggio in uno dei luoghi più remoti della Terra e il suo ritorno in Cile, dopo 8 anni di esilio in Europa, e aiuta noi lettori ad ammirare, attraverso i suoi occhi, l’estremo sud del mondo, dove l’avventura “è la più elementare forma di vita”.


Più che un romanzo, Sepúlveda scrive appunti di viaggio, rigorosamente su un’autentica agenda Moleskine regalatagli dall’amico Bruce Chatwin. Il libro è suddiviso in 12 capitoli e parte dall’Isola di Chiloé per arrivare a Santiago del Cile, dove l’autore incontrerà uno dei suoi scrittori preferiti, Francisco Coloane, le cui storie di avventura gli hanno trasmesso fin da bambino la passione per i viaggi. Oltre a lui, Sepúlveda incontrerà lungo il suo tragitto vari personaggi e amici, le cui storie insolite e bizzarre, presentate come in un documentario, arricchiscono e riflettono la descrizione dei paesaggi.


Isola Grande di Chiloé


Il punto di partenza del viaggio è Chonchi, il porto dell’isola, dove l’autore sta per imbarcarsi sul Colono alla volta della Patagonia. Sepúlveda descrive Chiloé come “l’anticamera della Patagonia”, i cui “abitanti ci preparano a sopportare le belle e ingenue eccentricità di quelli che vivono più a sud”.


Isola Grande di Chiloé


Terra natia dello scrittore Francisco Coloane, Chiloé, il cui nome in lingua huilliche significa “luogo dei gabbiani” è caratterizzata da piccole case colorate con il tetto a punta, da una vegetazione rigogliosa e dalle sue chiese costruite in legno, che sono state dichiarate nel 2000 Patrimonio dell’UNESCO.



Río Mayo


Il Colono attraversa l’arcipelago di Chiloé e le “dozzine di isole disabitate, luminosamente verdi, castigate dai venti più forti che però non riescono a spegnere l’acceso color brace degli alberi di teak” e arriva a Río Mayo, una piccola cittadina nella provincia di Chubut, che viene descritta da Sepúlveda come una città “perennemente spazzata da un forte vento che arriva dall’Atlantico e che al suo passaggio trascina sulla pampa arbusti di calafate, ciuffi di graminacee e tonnellate di polvere”.



A Río Mayo l’autore assiste alla capa, una pratica che consiste nella castrazione degli agnelli che non serviranno per la riproduzione, bensì per ingrassare e produrre la lana, i cui testicoli vengono tagliati a morsi. Due peones sdraiano l’agnello e Marcos Santelices, il gaucho di Chile Chico, effettua l’operazione, applaudito dai suoi compagni.


Los Antiguos

Los Antiguos è un piccolo comune sulle rive del Lago Buenos Aires, nella parte argentina della Patagonia. Purtroppo, la descrizione di Sepúlveda condanna il crescente disboscamento e sfruttamento dei terreni della zona: egli parla di “giganti caduti”, ossia trecentomila ettari di bosco bruciati per essere utilizzati per l’allevamento di bestiame. Eppure, in questo luogo così remoto c’è un ingegnere naturalistico, Pablo Casorla, che lavora per creare un censimento di tutti gli alberi ancora presenti a Los Antiguos, tra i quali ci sono tronchi con un diametro che supera l’altezza di un uomo, e sogna un giorno che tale ricchezza divenga una riserva protetta dall’UNESCO.





Porvenir


E’ marzo, le giornate cominciano ad accorciarsi e Sepúlveda raggiunge Porvenir, la città cilena con più abitanti nella Terra del Fuoco. La sua intenzione di continuare il viaggio fino ad Ushuaia, la città più a sud del mondo, viene ostacolata dalle recenti piogge che hanno bloccato la strada e per consolarsi, l’autore si gusta un buonissimo stufato d’agnello nel bar El Austral ascoltando il vociare dei clienti. Come dice Sepúlveda, “in questa regione è assurdo avere programmi fissi”.




Ujina e il deserto di Atacama


Ujina è una delle ultime tappe del viaggio, un villaggio a 2000 metri sul livello del mare di poche case di fango, per la maggior parte disabitate, che Sepúlveda descrive come “un posto al mondo che merita pienamente di essere definito l’ultimo”. Si può percepire un senso di abbandono, acutizzato dal forte rumore del vento che continuamente cambia direzione. L’autore si è diretto a Ujina per prendere il treno della linea ferroviaria che parte da Antofagasta e, attraversando il deserto di Atacama, arriva fino a Oruro. Lungo questo strabiliante tragitto “non si vede un albero, né un arbusto, né un cespuglio, né un filo d’erba, né un animale, né un insetto, né un solo uccello”, solo solitudine. Tuttavia, in mezzo a questa solitudine, si nasconde un segreto che riguarda una delle più belle forme di vita: le rose di Atacama. Nel deserto più arido del mondo piove solo un giorno all’anno, generalmente a marzo, e quando questo avviene, la sabbia e la desolazione del deserto lasciano spazio a un “giardino infinito di fiori intensamente rossi”. Le rose vivono soltanto qualche ora, prima che il sole le bruci e faccia soffiare al vento i loro petali.




Patagonia Express


Il viaggio si conclude con uno spostamento in treno da El Turbio fino a Rìo Gallegos, sulla costa atlantica. Il treno è il Patagonia Express, noto anche come “La Trochita” ed è la linea ferroviaria più a sud del mondo. Il tragitto originale era di circa 400 km e alla sua costruzione contribuì anche un ingegnere modenese, Guido Jacobacci, a cui è stata anche intitolata una città tra le fermate della linea: Ingeniero Jacobacci. Inizialmente, il Patagonia Express era utilizzato unicamente come treno merci per trasportare lana, pelli, legname e altri prodotti. A partire dagli anni ‘50 iniziò anche a essere utilizzato per trasportare i viaggiatori, cominciando ad attirare appassionati da tutto il mondo. La ferrovia viene menzionata anche nel romanzo “The Old Patagonian Express” scritto da Paul Theroux del 1979 e nel 1999 è stata proclamata dal governo argentino monumento nazionale.




Il nostro viaggio termina qui, osservando il paesaggio dai finestrini del Patagonia Express, la cui velocità non supera mai i 45km/h e che ci permette di ammirare con calma la pampa argentina. In attesa che il Cile riapra le frontiere per i turisti italiani, vi consiglio di leggere Patagonia Express per avere un assaggio di questi luoghi magnifici ai confini del mondo. Al prossimo libro!














bottom of page