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Maggio, mese della sensibilizzazione sulla salute mentale

Contrastare la stigmatizzazione divulgando informazioni ed esperienze


Dal 1949, maggio è mese della sensibilizzazione e informazione sulla salute mentale. A proclamarlo è stata l’associazione statunitense Mental Health America (MHA), l’associazione no profit di riferimento negli USA che dal 1909 si occupa di offrire assistenza a persone che soffrono di disturbi mentali e promuovere la salute mentale di tutti.


(Photo by Tim Mossholder on Unsplash)


Innanzitutto, per chiarirci le idee su cosa si intende per salute mentale, possiamo leggere la definizione data dal Ministero della Salute italiano:

La salute mentale è uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all'interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”.

Anche a causa della forte stigmatizzazione a cui sono soggetti i disturbi mentali e chi ne soffre, tendiamo spesso a dimenticare una cosa fondamentale: ciò che riguarda la mente è in realtà parte integrante della salute, allo stesso livello della salute fisica. Lo spiega anche la Costituzione dell’OMS quando dice “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità”. Un’altra cosa che sfugge spesso è che la salute mentale è ampia e riguarda tutti, molto più di quanto si pensi. Se sei un essere umano e respiri, allora la salute mentale ti riguarda.

Perché? È sempre il Ministero della Salute italiano che ce lo può spiegare (probabilmente ancora una volta a partire da una definizione data dall’OMS):

“I determinanti della salute mentale e dei disturbi mentali includono non solo caratteristiche individuali come la capacità di gestire i propri pensieri, le emozioni, i comportamenti e le relazioni con gli altri, ma anche fattori sociali, culturali, economici, politici e ambientali, tra cui le politiche adottate a livello nazionale, la protezione sociale, lo standard di vita, le condizioni lavorative e il supporto sociale offerto dalla comunità.”

Quest’ultimo punto fa forse riferimento anche alle dinamiche sociali a cui la persona è soggetta, come ad esempio la discriminazione per motivi razziali o fondati sul sesso, sul genere, sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale, sulla disabilità e sulla religione. Infatti la salute mentale è anche una questione politica, non solo perché in Italia la sanità è gestita dallo Stato, ma anche perché “la salute mentale, come altri aspetti della salute, può essere influenzata da diversi fattori socio-economici sui quali è necessario agire con strategie globali.” (OMS).


Per capire cosa si intende per salute mentale, è anche importante considerare che non esiste solo “essere sano” o “essere malato”: esistono tanti tipi di disturbo mentale e di ognuno di questi esistono diversi livelli di gravità e inclinazione. Ci sono quelli che possiamo definire disturbi mentali gravi(come schizofrenie, disturbi psicotici, disturbi bipolari, gravi depressioni, disturbi severi della personalità ecc.)e poi ci sono i disturbi mentali meno gravi (disturbi d’ansia, nevrosi, disturbi depressivi moderati o lievi, varie forme di disagio psicologico). Questi ultimi sono più comuni dei primi eriguardano circa il 15% della popolazione (dato risalente al 2016, che da allora è molto probabilmente cresciuto).


Tornando all’MHA, quest’associazione ha l’obiettivo di informare la popolazione su temi di salute mentale (in modo da contrastare le dinamiche di stigmatizzazione), ma anche e soprattutto di promuovere la prevenzione e, così, una precoce identificazione di eventuali disagi mentali e facilitare la richiesta d’aiuto. Il loro lavoro è basato sul concetto di Before Stage 4 (prima del quarto stadio). Se ci pensiamo, quando si tratta di malattie come il cancro, non aspettiamo anni per iniziare a curarle, ma iniziamo prima dello stadio 4 della malattia. Solitamente si inizia con la prevenzione, poi con l’identificazione dei sintomi e si sviluppa un piano d’azione per cercare di fermare e, se possibile, invertire il progredire della malattia. L’MHA vuole agire allo stesso modo per la salute mentale, investendo quindi molta energia e risorse in informazione e sensibilizzazione, per essere il più vicino possibile alle persone.


Purtroppo però c’è qualcosa che rema contro il lavoro di queste associazioni e rende faticosa e complessa anche solo l’identificazione di un disagio mentale: la stigmatizzazione. Queste associazioni lo sanno bene ed è per questo che nascono iniziative come il Mental Health Awareness Month (mese della sensibilizzazione sulla salute mentale). La stigmatizzazione dei disturbi mentali è reale, non si è risolta con la chiusura dei manicomi, come non si è raggiunta la piena parità dei diritti umani con l’abolizione ufficiale della schiavitù o con l’ottenimento del diritto di voto per le donne. Spesso la stigmatizzazione deriva da un fattore di ignoranza, per lo più collettiva e culturale: la salute mentale è salute, allo stesso identico livello di quella fisica. Questo concetto non è ancora chiaro, a livello collettivo, a tal punto che lo vediamo negato ripetutamente, fin da quando siamo piccoli a scuola. Ora, per noi (o almeno per la maggior parte di noi, spero) è inaccettabile che un professore bacchetti le mani o colpisca i suoi studenti e studentesse con libri, gessetti o righelli. È inaccettabile perché la consideriamo violenza fisica e ne riconosciamo prima di tutto l’ingiustizia, ma anche gli effetti palesemente negativi nel processo di apprendimento, di formazione e nella condizione di salute della persona che subisce la violenza. Non vediamo, però, ugualmente inaccettabile che un professore urli quotidianamente in classe, faccia commenti pubblici sul rendimento di uno studente o studentessa, sul suo aspetto fisico o su sue caratteristiche comportamentali. Ovviamente questo succede per tanti motivi. Ad esempio, gli studenti tendono ad accettarlo, o per lo meno tollerarlo, perché è come la scuola si è presentata loro fin da quando sono nati; i genitori sono reduci dall’esperienza di un sistema scolastico ancora più contraddittorio e “violento"; c’è poi il sistema di formazione degli insegnanti, che per molti può ancora sembrare un completo mistero; e tutti quanti sono immersi in una società per cui ciò che riguarda la mente è invisibile, strano, brutto e/o noioso (quindi non parliamone!), minaccioso, non attendibile, falso! O, più semplicemente, non abbastanza conosciuto e quindi non abbastanza discusso, insegnato, osservato e condiviso.

Ecco per voi allora qualche risorsa e storia riguardo la salute mentale da leggere durante questo mese di maggio. Mi raccomando: oltre a organizzare rosari in videochiamata e fare i primi aperitivi sui prati in zona gialla, questo maggio ricordatevi di continuare ad osservare voi stessi e gli altri con rispetto e consapevolezza, divulgando informazioni ed esperienze riguardanti la salute mentale. Ci vuole coraggio e voglia, ma prima o poi ne vedrete gli effetti positivi.

Contenuti disponibili su YouTube, ovvero conversazioni e spunti di riflessione che hanno lo scopo di normalizzare l’argomento salute mentale e che incarnano un modo possibile di condivisione. Tutto ciò non vuole prescindere dal parere di un esperto medico in materia, se senti di avere un disagio simile a quelli condivisi nei video è possibile richiedere aiuto e assistenza medica:



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