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Io mi vedo.

Il corpo visto da un punto di vista interno


Immagine tratta da Instagram; Autore dell’immagine Alex Avgud.

Talvolta il corpo viene scisso da noi che, in quanto esseri pensanti, lo ripudiamo. È vero però che al contrario c’è chi lo idolatra, osannando la propria dedizione verso esso. Il corpo non sempre viene percepito come parte del proprio essere, a volte sembra non appartenerci e sorge spontaneo chiedersi se sia davvero nostro, se si abbia il controllo delle proprie membra o se sia possibile acquisirlo. Talvolta si ha la sensazione che esse ci soffochino, altre volte che siano un riparo.


Come dicevo inizialmente, siamo esseri pensanti e, per quanto ci sia qualcuno che viva il proprio corpo con una spontaneità quasi primitiva, non si può affermare con certezza che anche quest'ultimo non rifletta sul proprio corpo. Tale dicotomia mente-corpo, astratto-concreto fa sentire costantemente divisi e non pienamente soddisfatti. Credo che in realtà una forma di equilibrio interno tra le due cose possa esserci e la sua ricerca sia qualcosa di intimamente covato.


Analizzando il rapporto che ognuno di noi ha con il proprio corpo, bisogna tenere conto di tante prospettive, tutte interne. L’Io percepisce il corpo tramite i sensi. Il bambino tocca le mani della madre e inizia ad osservare le sue. Poi, procede scoprendosi attraverso lo specchio, quell’utopia che permette di essere e non essere nello stesso luogo e nello stesso momento. Come afferma Foucault:

Ora, se si pensa che l’immagine dello specchio si trova per noi in uno spazio inaccessibile, e che non potremo mai essere là dove sarà il nostro cadavere, se pensiamo che lo specchio e il cadavere sono situati essi stessi in un insuperabile altrove, allora si scopre che soltanto delle utopie possono richiudere su di sé e nascondere per un istante l’utopia profonda e suprema del nostro corpo” (Foucault M. Utopie, Eterotopie pgg. 44-45, Cronopio, 2006).

È interessante constatare che ad affrontare questa scissione traumatica sia un infante. La cosa che più sorprende però è la reazione del bambino: si scruta ed inizia a realizzare una percezione di sé; si studia in relazione allo spazio ed analizza ogni suo movimento per osservare come esso si percepisca da un punto di vista esterno. È per la prima volta in compagnia di se stesso e questa cosa lo incuriosisce. Con la crescita, lo specchiarsi diventa un atto naturale: il bambino prende coscienza di sé e col tempo, partendo da tale coscienza, crea una sicurezza interna. Tuttavia lo sviluppo avvia un nuovo processo di cambiamento e di studio di sé. La pubertà sconvolge emotivamente e fisicamente l’individuo e porta alla messa in discussione continua, proprio in virtù dello sviluppo e della mutazione, di tutte le certezze consolidate nel tempo.

Le prime prese di posizione sul proprio corpo si manifestano tramite la volontà di cibarsi di determinati alimenti e di praticare una determinata attività fisica. Naturalmente non tutti i ragazzini sono ben consci di ciò, ma proprio l’attività che praticheranno in questi primi dieci anni di vita condizionerà per sempre il loro corpo, e la loro vita. In questa età, si inizia a capire cosa piace e dai gusti culinari potrebbe dipendere la propria forma fisica. Prendiamo la piccola Alice di “Alice nel Paese delle Meraviglie” e la sua trasformazione in base a ciò che ingerisce, dalla bevanda che fa rimpicciolire al dolcetto che fa ingigantire. Naturalmente ci sono molte eccezioni e non sempre la forma fisica dipende dall’alimentazione, ma spesso il nostro corpo fa lo stesso, ampliandosi o riducendosi in base a ciò che mangiamo. Come Alice, anche l’adolescente potrebbe capire questo meccanismo e ciò potrebbe farlo sentire disambientato. Mutare forma e sentirsi responsabile di tale cambiamento può essere uno spunto di riflessione per conoscersi anche in relazione al proprio corpo. Capire di poter migliorare la propria forma può aiutare nello sviluppo dell’autostima, ma anche, al contrario, far sentire troppo responsabili e creare delle ansie a riguardo. Molte volte i disagi legati al corpo non dipendono esclusivamente da esso e per evitare che insorgano disturbi alimentari e assicurarsi che il ragazzo osservi una corretta educazione alimentare, è necessario che sia accompagnato in questo percorso di cambiamento e seguito da esperti.


Parlare del proprio corpo in relazione a se stessi è alquanto ostico. Durante la crescita si passa da un periodo durante il quale la sensibilità verso questo tema è quasi nullo, vivendo di impulsi, ad un altro in cui l’argomento diventa rilevante quanto il desiderio di crearsi un’identità. Il problema è che, per quanto ci si sforzi, è impossibile sviluppare una visione del proprio corpo solo partendo da se stessi, perché inevitabilmente sarà condizionata dall’esterno. Ciò accade perché siamo animali sociali che vivono di relazioni. Questa influenza inizia da quando nasciamo, anche a livello inconscio. Il condizionamento esterno potrebbe farci sentire stretti nel nostro corpo e inadeguati, ma non per questo bisogna assecondare le varie mode per poterci stare bene. Costruirsi un’identità ed essere consapevoli del proprio percorso è fondamentale per stare bene con se stessi e per non considerare il corpo un intralcio o l'unico mezzo con cui esprimersi. Proprio da questa presa di coscienza si può iniziare un lavoro di miglioramento e, di pari passo, di cambiamento psico-fisico e di consapevolezza di sé. Solo tramite questo percorso potremo finalmente riscoprire la nostra unicità ed andare oltre i limiti sensoriali.


La vostra sostanza è conoscere

che questa macchina lacerante chiamata il corpo

non era se non un rifugio sepolcrale

della paura e del desiderio.

L’occhio s’inventa quando la veduta vuole un limite

l’orecchio quando il suono vuole un muro.


(La canzone degli F.P. e degli I.M. in tre parti (pgg. 122) –

Elsa Morante – Il mondo salvato dai ragazzini – Einaudi 2020)





Immagine tratta da Instagram; Autore dell’immagine Alex Avgud.

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