Pensare a cosa farne della propria vita è un paradosso. La realtà è imprevedibile, il mondo cambia e cambio anch’io. Odio pianificare, amo vivere il momento. Come si fa a 18 anni a prendere decisioni per gli anni a seguire e per quelli dopo ancora?
Credo sia difficile perché sono i frammenti di vita conservati nei ricordi a insegnarci chi siamo, e chi finisce la scuola superiore, se guarda al passato, trova un bambino ed esperienze di vita adolescenziale, non un adulto da cui imparare.
Tuttavia, credo anche ci sia un vantaggio molto sottovalutato: a quell’età l’energia, la voglia di esperienze travolgenti e l’inconsapevolezza schermano la paura dell’inesauribile potenzialità di strade nel mondo.
Quando si pensa se iniziare l’università e quale scegliere, improvvisamente sembra che ciascuno debba condividere, con grande generosità peraltro, la propria opinione. Qualche volta è utile, quasi sempre lo è poco.
Basandomi sulla mia esperienza e su quelle che ho potuto osservare, questo che segue è un panorama della polarizzazione a cui si assiste soprattutto nella cerchia familiare, perché, sia chiaro, è chi vuole il nostro bene più grande a rappresentare il maggiore ostacolo in questo caso.
Spesso in famiglia ci sono i nonni. Loro, in molti casi, non sanno precisamente cosa sia l’università e non capiscono perché tu non possa andare a lavorare dopo un numero di anni di scuola che sembra loro già esagerato. La domanda è spesso la seguente: per quanti mesi dovrai frequentare l’università? Consiglio: “non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. Sia chiaro: potresti benissimo non voler frequentare l’università e allora un’alleanza coi nonni sarebbe una mossa adeguata, ma se l’intenzione è diversa e soldi in più in famiglia non sono così urgenti, allora non farti scoraggiare dall’incomprensione con le vecchie generazioni.
C’è poi l’amico dei genitori, che se ne esce con “l’importante è che ti piaccia”, aforisma così generico che mette d’accordo tutti. Lo potresti trovare scritto in un biscotto della fortuna, dice tutto ma non tiene conto di niente. Insomma, è impossibile essere in disaccordo perché non hai idea di come cominciare l’argomentazione. Annuisci e fingi di sorridere, perché l’intenzione era buona.
Poi ci sono gli amici, il cui pensiero è generalmente in linea con la filosofia New Age, quella di Instagram per intenderci, perlomeno quella del mio feed. “Credi sempre nei tuoi sogni”, “si vive una volta sola”, “la propria passione prima di tutto”. Non me ne vogliate, ma il tempo delle principesse è finito. Non vi sto dicendo di non credere nelle vostre capacità o nei vostri sogni, ma un po’ di sano cinismo nella vita ci vuole: se la passione non è ben radicata, l’albero cade.
E poi ci sono loro, i peggiori in the game, so che li stavate aspettando: i genitori.
Tra i genitori le tendenze sono due: a chi interessa solo che l’università o facoltà sia di prestigio, che un giorno ti permetta di guadagnare bene e che ti dia un titolo onorifico riconosciuto da tutti i vicini di casa e chi, invece, vuole immettere in te le sue aspirazioni.
Ma, attenzione, fra questi ultimi si distingue chi vorrebbe che tu realizzassi il suo sogno, facessi la facoltà che avrebbe voluto frequentare, e chi vorrebbe che tu continuassi l’attività di famiglia.
Ora che sapete cosa aspettarvi e, se avete un nuovo clichè da aggiungere, vi prego di comunicarmelo per ampliare la lista. Vi dico quale criterio ho utilizzato per combattere questa piaga sociale.
Sperando di non risultare una vecchia prozia, la mia massima, che vi elargisco con qualche sforzo perché ne sono francamente gelosa, è di ascoltare l’opinione di tutti e fare come nessun altro.
Nonostante il mio scetticismo, vi confesso che amo ascoltare altre persone: menti diverse possono sbloccare punti di vista inediti nella vostra. Inoltre, il mondo dell’università è un caos, la vita post-università lo sarà ancora di più, una parola da chi ha altre esperienze in questo mondo è una benedizione. Diffidate, però, di chi non sa cosa sta dicendo, di chi sogna senza sapere che “non di solo pane vivrà l’uomo” ma anche questo è pur necessario.
Dopotutto, la scelta è vostra e vostri saranno il peso e libertà, di quella scelta. Non lasciatevela rubare.
Fidatevi solo di voi stessi senza pretendere di conoscere già i propri limiti e non disperatevi, se non riuscite a individuare un lavoro ideale, perché magari sarete voi a crearlo.
La virtù sta nel mezzo, tra l’evitare follie in nome di una passione passeggera e l’ignorare la strada sicura se non può in alcun modo rendervi felici.
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