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Giorno di laurea

Finalmente arriva il 25 Marzo, ultimo giorno di un percorso lungo almeno sette anni. L’apice del percorso da studente universitario. Mi trovo in camera pronto a discutere la tesi e questa è senza dubbio la più grande differenza rispetto alla triennale. Sono deciso ad indossare camicia e giacca, niente cravatta, lo stesso completo acquistato tre anni prima, ma questa volta opto per le ciabatte. In fondo, la webcam non potrà mai riprendere le calzature e mi sento nettamente più a mio agio. La pandemia obbliga a mantenere le distanze, motivo per cui sono pochissimi gli amici sul letto pronti a sostenermi. Qualcuno tiene la mascherina, mentre tutti sanno che è vietato andare in bagno data la vicinanza tra la postazione e lo sciacquone.

È arrivato il momento: sono il secondo di due. Chi mi precede sta parlando del cammino nelle terre mutate (dai terremoti). Interessante, una sorta di pellegrinaggio per rendere omaggio ai territori colpiti. Mi viene voglia di farlo, ma presto perdo il filo e mi trovo a ripetere un’ultima volta quella parte del discorso che fino in fondo ancora non mi convince.


Inizio a parlare e per fortuna nessun problema tecnico. Sono concentrato ed emozionato come spesso mi accade prima di un evento che reputo importante, anche se questa volta non ci sono i professori, non ci sono i genitori e neppure un vero pubblico. Siamo solo io e lo schermo. Quindici minuti di tempo, più volte cronometrati nei giorni precedenti, per raccontare il progetto di un anno, tra un tirocinio interrotto dalla pandemia, il lavoro stagionale, le zone colorate, le biblioteche chiuse e le aule studio aperte.

Velocemente acquisto sicurezza (me ne accorgo dalla voce), concludo in tempo e ricevo un paio di apprezzamenti. Mi sembra sia andata bene. È andata come avrei voluto e presto ne arriva conferma con la proclamazione. È tutto finito. Subito penso se i sacrifici fatti verranno ripagati, se le conoscenze acquisite saranno sufficienti e cosa farò da adesso in poi. Ora però sono felice. Sarà perché ho un bicchiere di vino in mano e qualche amico con cui brindare... oppure perché tra meno di un’ora avrò il primo colloquio di lavoro?

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