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Marianna Parenti

Dall’isola di Montecristo a Marsiglia: i luoghi del libro di Alexandre Dumas



Il Conte di Montecristo è un romanzo di Alexandre Dumas pubblicato nel 1844 e ambientato nella Francia della Restaurazione e della monarchia di Luigi Filippo (1815-1838).


Il protagonista, Edmond Dantès, è un giovane marinaio che sta per essere nominato capitano della nave. Inoltre, presto convolerà a nozze con la sua fidanzata Mercedes. Lo scrivano Danglar, spinto dall’invidia per il suo compagno, organizza un complotto con la collaborazione di Fernard Mondego e Gaspar Caderousse, al fine di strappargli l’incarico. Questi denunciano anonimamente Dantès, sostenendo che sia un bonapartista, e così il magistrato Villefort, pensando più alle proprie aspirazioni che alla veridicità dell’accusa, lo arresta. La vicenda prosegue tra intrighi, desiderio di riscatto e vendetta. Assumendo varie identità nel corso della storia, Dantès giungerà a diventare il Conte di Montecristo: un uomo elegante, colto e raffinato, ma privo della sua antica sensibilità. Attraverso la vendetta crederà di potersi rivalere per il danno subito in gioventù, ma un sentimento di amara delusione gli farà comprendere che nulla potrà mai restituirgli il tempo perduto.


La vicenda si svolge tra la Francia e l’Italia, in cui spiccano due luoghi molto caratteristici: il castello d’If e l’isola di Montecristo.



Castello d’If


Le Chateau d’If è una fortezza su una piccola isola dell’arcipelago delle Frioul, al largo del golfo di Marsiglia. Diventato una prigione a partire dal XVII secolo, è qui che Dantès viene incarcerato ed è costretto a passare il resto dei suoi giorni.


Rinomato per essere una prigione da cui era impossibile uscire e per le scarse condizioni igieniche, il castello ha ospitato nel corso del tempo vari personaggi (fittizi e non). Oltre a Dantès, la fortezza ospitò anche Jean-Baptiste Chataud, comandante della nave Grand-Saint-Antoine, ritenuto responsabile di aver portato la peste a Marsiglia nel 1720. Infine, cessò d’essere una prigione nel 1890 per diventare un faro e un museo.

Oggi è possibile visitarla con traghetti che partono dal Golfo di Marsiglia, ma cosa si può aspettare un turista da questo luogo così tetro? La prigione è sviluppata su due piani principali. Al piano terra ci sono le celle senza finestra che avevano condizioni igieniche pessime, mentre quelle del primo piano risultano più spaziose, cui era possibile accedere col pagamento di un canone mensile. Erano quindi gli spazi riservati ai nobili e alcuni possedevano addirittura un caminetto.

Sulla scia della popolarità letteraria, è stato anche creato in una delle celle un passaggio scavato nella roccia, proprio per simboleggiare quello costruito da Edmond Dantes durante il suo periodo nel castello. Fino ad oggi non ci sono testimonianze di qualcuno che sia riuscito a evadere da questa immensa e isolata fortezza ad eccezione del nostro protagonista, che grazie al suo amico, l’abate Faria, parte alla scoperta del tesoro sull’Isola di Montecristo.



L’Isola di Montecristo


L’Isola di Montecristo si trova nell’Arcipelago Toscano ed è una riserva protetta a partire dal 1971. E’ qui che Dantès trova l’immenso tesoro indicatogli da Faria:


“Oggi, [...] dichiaro a mio nipote Guido Spada, mio erede universale, che ho nascosto in un luogo che egli conosce, per averlo visitato con me, cioè nelle grotte della piccola isola di Montecristo, tutto ciò che possiedo in lingotti, monete d’oro, pietre preziose, diamanti, gioielli; che soltanto io conosco l’esistenza di tale tesoro, il quale può ammontare press’a poco a due milioni di scudi romani, che egli troverà levando il ventesimo masso a partire dalla piccola cala orientale in linea retta. Nelle grotte sono state praticate due aperture: il tesoro si trova nell’angolo più lontano della seconda. Tale tesoro io glielo lascio e cedo in tutto la proprietà, come a mio unico erede.”


Lingotti, monete d’oro e pietre preziose costituiscono quindi il bottino che permetterà a Dantès di arricchirsi e proseguire i suoi disegni di vendetta. Tuttavia, data la sua bellezza, la sua autenticità e la sua ricchezza di flora e fauna anche l’isola stessa costituisce un tesoro, tanto inaccessibile e misterioso quanto quello del libro. Infatti, essendo una riserva naturale statale integrale e biogenetica, l’accesso è rigidamente controllato sia a terra che a mare. Ogni anno il numero di visitatori che possono ricevere l’autorizzazione non deve superare il limite massimo di 2000 persone, con una precedenza riservata a ricercatori, associazioni naturalistiche e scolaresche. Anche il costo della visita non è indifferente: per i non residenti nell’Arcipelago Toscano ammonta infatti a 120 euro ed include la presenza di una guida specializzata. Le visite si tengono dal 2 marzo al 26 ottobre con partenze dall’Isola D’Elba secondo un calendario stabilito. Non è consentita la balneazione.


Questo luogo così incontaminato e affascinante merita sicuramente l’organizzazione di una escursione, con la possibilità di incontrare capre, vipere, rane e uccelli marini. Intanto, nell’attesa che la vostra autorizzazione venga approvata dalla Guardia Forestale, potrete fare un viaggio al Castello d’If che si può invece visitare tutto l’anno.


Al prossimo libro!

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