Questo è quello che avevo paura di sentirmi rispondere quando cercavo di porre una domanda durante i corsi in facoltà.
Buongiorno e ben tornati a “La strada”, blog scritto da studenti universitari per tutti i nuovi iscritti in facoltà o per chi solamente vuole chiarimenti in materia.
Chi non si è mai vergognato di parlare in pubblico?
A chi, anche solo una volta, non gli ha tremato la voce mentre parlava?
O chi non si è mai sentito osservato mentre cercava anche solo di rispondere ad una domanda al liceo?
Credo fermamente che il disagio ormai sia di tutti.
Come darci torto?
Parlare in pubblico è la seconda fobia più comune tra gli esseri umani, la prima è la morte.
Da sempre, da quando andavamo alle elementari, ci hanno instillato la paura di sbagliare, come se fosse uno dei 7 peccati capitali!
Ad ogni modo, in questa puntata vi voglio rivelare la fonte di questa paura e perché non solo non si debba temere, ma anzi comportarsi in modo più sicuro.
Nell’epoca primitiva, dove gli uomini cacciavano prede con bastoni e lance, non si temeva di essere feriti e gli istinti primari trionfavano, l’umanità era terrorizzata di parlare in pubblico.
“Come?!”, vi chiederete voi, “In mondo dove se avevi da mangiare era una fortuna, come si può essere spaventati di spiccicare due parole?”
Certo, era un mondo dettato dalla forza, in cui o mangiavi o eri mangiato, ma era diverso cacciare da soli o cacciare in gruppo.
Infatti, la “paura del palcoscenico” è dovuta proprio a questo: se non hai l’appoggio dei membri del tuo stesso gruppo, sei destinato a morire!
Capite quanto è terribile?
Tuttavia, bisogna ricordare che non siamo più homo sapiens, ci siamo evoluti nel tempo. Abbiamo assunto altri comportamenti e altre abitudini, e anche la società è diversa, con diverse esigenze.
Un cellulare non ha lo stesso significato per noi, come per un primitivo.
Immaginate pure un primo uomo con un cellulare in mano, immaginate come può essergli utile contro un felino preistorico.
Non può certo chiamare la guardia forestale o la protezione animali.
Neanche Siri o Alexa sarebbero utili!
Cercare l’appoggio degli altri è un istinto che abbiamo dentro e non per forza sbagliato.
Può nuocere davvero quando invece dell’appoggio cerchiamo l’approvazione, quando dobbiamo per forza essere simpatici a tutti, quando dobbiamo rendere orgoglioso il professore o i nostri genitori.
Quindi rimuginiamo sulla nostra domanda…
“Aspetta, ma è davvero intelligente?”
“Cosa dirà il professore?”
“E i ragazzi? Rideranno?”
“Che figura ci faccio?”
“E se all’esame si ricordasse (il professore) della domanda stupida che ho fatto e mi bocciasse?”
Tutta questa tortura mentale non serve a niente e vi dico anche il perché! Ricordati sempre che stai andando all’Università per imparare, se le sapessi già le cose non pagheresti tutte quelle rate!
Il professore è come un consulente, lo stai pagando tu, lo stai pagando per le lezioni, per gli esami, come un medico o un avvocato! Il professore e sicuramente anche i tuoi colleghi amano e vogliono avere vicino una persona sicura di sé (o almeno non spaventata). Ricordati sempre che l’università è un investimento su di te e un percorso: non permettere alla tua paura di rovinartelo!
Bene, grazie per avermi seguito e alla prossima settimana!
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